Uno dei borghi romagnoli più belli d’Italia, un luogo medievale fiabesco e genuino, immerso nel verde, circondato da colline nel cuore della Romagna: Brisighella è la meta ideale per una gita fuori porta in un soleggiato giorno d’autunno.

Brisighella si sviluppa su due livelli: l’Antico Borgo nella parte bassa e i famosi Tre Colli, ovvero i tre pinnacoli rocciosi che lo sovrastano. I Colli ospitano le tre attrazioni principali del luogo: la Rocca Manfrediana (anche chiamata “dei Veneziani”) , la Torre dell’Orologio e il Santuario del Monticino, alle quali si aggiunge la celebre Via degli Asini, che invece si trova nel centro storico. Sono proprio i pinnacoli di gesso a rendere Brisighella davvero magica, visitando la Rocca e la Torre dell’Orologio ci si sente immersi in un mondo incantato e, grazie alla visita “animata” del castello pare che la vita di corte continui invariata… Questi luoghi senza tempo da cui, inutile a dirlo, si gode di una splendida vista sono la parte di Brisighella che preferisco.

Ma passiamo ora al borgo medievale, ovvero al centro del paese. L’attrazione principale qui è L’Antica Via del Borgo, comunemente conosciuta come Via degli Asini. Si tratta di una via sopraelevata che deve il nome ai poveri asinelli che la percorrevano per trasportare il gesso presente nella cave al di sopra dell’abitato. Il borgo di Brisighella è anche il luogo giusto per gustare un’ottima piadina e scoprire la cucina romagnola. Vi è infatti un’ampia scelta di trattorie, ristoranti e osterie in cui assaggiare i piatti della tradizione, come la Spoja lorda: piccoli ravioli quadrati di pasta all’uovo ripieni di ricotta e parmigiano.

Dopo un buon pranzo, è giunto il momento di spostarsi verso Dozza.
Dozza è una pennellata di colore tra Bologna e Imola, un piccolo borgo medievale tra i cento più belli in Italia. Non è altro che una galleria d’arte a cielo aperto. I suoi capolavori sono i murales che ricoprono le abitazioni, gli edifici pubblici e gli archi che sovrastano le strette vie del centro. Vi sono affreschi, pitture e disegni di ogni dimensione, realizzati con tecniche e colori diversi. Tutte le opere presentano una targhetta che riporta il titolo e il nome dell’artista, come in ogni museo che si rispetti.

Dozza deve il suo aspetto policromo alla Biennale del Muro Dipinto, un’iniziativa avviata negli anni ’60 che, edizione dopo edizione, ha trasformato il piccolo borgo in un trionfo di colori.  La manifestazione vuole proporre un’arte che sia in sintonia con il luogo, i suoi abitanti e il contesto urbano. Ogni opera è perciò frutto di un contatto diretto tra l’artista e l’ambiente, affinché possa inserirsi alla perfezione nel quadro cittadino ed esprimerne la vera essenza. Il più famoso tra i tanti dipinti è forse “L’angelo di Dozza“, un grande murales sui toni del rosa in cui appare una figura angelica che si “appoggia” a un portone e volge lo sguardo verso il basso, come a voler proteggere la casa e chi vi abita. Lo trovo splendido! Un angelo custode che veglia sull’intero villaggio, il simbolo della sua vocazione artistica.

La mia giornata tra i borghi romagnoli volge così al termine, un breve ma meraviglioso viaggio tra natura, arte, storia, sapori e colori.

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